martedì 10 maggio 2011

Reiki, l'Energia Universale

Fonte: http://www.thai-shiatsu.it/reiki.php

lunedì 9 maggio 2011

ENERGIA DI LUCE DALLE MANI CHE GUARISCE

ENERGIA DI LUCE DALLE MANI CHE GUARISCE

giovedì 24 marzo 2011

CHE COS'E' LO SPIRITO?

Che cos'è lo spirito? Non lo so, ma so che mi fa venire un brivido lungo la spina dorsale del Tutto, risuonando dal Nulla

di Alfredo Tucci

Non si può definire ciò che è indefinito, ma si può percepirlo attraverso la sua manifestazione. Il grande Manitù, Kamisama, Tao, Dio. Ogni volta che lo nominiamo evochiamo solo una fase si quello che è: tuttavia evochiamo il conosciuto e “lui” appartiene a quella fase dello sconosciuto che è “lui” appartiene a quella fase dello sconosciuto che è “ciò che non si può conoscere”, anche se tutto il mondo materiale è pieno del suo vuoto. A noi arriva manifestato attraverso forze che si polarizzano all'infinito e mostrano tutte le gamme di frequenze vibratorie possibili nel mondo evidente.

Continua qui: http://www.astercenter.net/sciamanesimo/sciamanesimo03.htm

giovedì 10 marzo 2011

Totem celtici: il Cervo

celtic-stag-beth-clark In una delle foreste più magiche ed antiche d’Europa, giace silente una chiesetta. Immersa nel bosco guarda passare gli anni e custodisce gelosa uno dei simboli più preziosi dei celti. E così, nella piccola dimora cristiana di Tréhorenteuc, in Broceliande, troviamo uno splendido mosaico rappresentante un maestoso cervo bianco. Tutto, dai suoi palchi che ciclicamente si rinnovano, al suo candido manto così raro e prezioso, tutto ci richiama alla mente una simbologia strettamente legata al paganesimo, simboli e allegorie che il cristianesimo ha fatto proprie, e così, il cervo sacro a Lugh e alla Grande Madre, è divenuto una rappresentazione di Cristo.

Le religioni nuove assumono in sé i simboli e i concetti di quelle più antiche, ma è un bene, in questo modo almeno, si conserva ciò che altrimenti sarebbe andato perduto nell’oblio dei secoli. E allora il bianco cervo di Broceliande ci narra ciò che un tempo, ormai remoto, le antiche popolazioni celtiche vedevano in lui, Signore dei Boschi e della Rinascita.

I cervi nelle tradizioni celtiche, venivano chiamati anche “tori delle Fate”, o “bestiame della Dea”.

Questo animale è strettamente connesso alla figura della Dea Madre e ai culti della fertilità. La rinascita viene intesa come apprendimento e iniziazione, come crescita del proprio essere e del proprio spirito. E tutto ciò non solo nella cultura celtica, ma il quella nordica in generale.

Così troviamo quattro cervi attorno ad Yggdrasil, l’albero della vita, il frassino che rappresenta le sfere del Mondo. Essi si nutrono di lui, e, precisamente, dei boccioli, ovvero le ore, dei fiori – i giorni-, e dei rami, -le stagioni-.

In linea di massima al cervo vennero attribuiti molte altre caratteristiche. E’ sicuramente un messaggero divino, un intermediario tra l’Altro Mondo e questo.

Nella tradizione gallese il cervo di Redynvre è una delle più antiche creature del mondo, ed ha proprio il compito di guida verso l’Altro Mondo. Non a caso lo troviamo nei racconti mitologici gallesi raccolti sotto il nome di Mabinogion.

Ancora, il cervo è presente pure nel primo verso della Canzone di Amergin (io sono cervo dai sette palchi –sette, numero legato alla perfezione), un antico canto che si narri essere capace di indurre stati di coscienza alterati se cantato in un determinato modo. E' solo la versione irlandese ad esserci pervenuta, purtroppo dell’originale in goidelico non v’è più traccia. L’analisi che si fa del verso di questa canzone è davvero assai complessa, ma, tirando le somme, un noto mitografo sostiene che assai probabilmente, nell’Età del Bronzo, cervo e toro venissero equiparati e fossero sacri alla Dea Madre.

Altri importantissimi simbolismi ad esso legato oltre alla fertilità sono la sovranità e la sacralità.

Nel pantheon celtico troviamo anche un dio cervo, Cernunnos, la cui rappresentazione più famosa lo vede seduto a gambe incrociate circondato da molti animali, con grandi corna di cervo, e con in una mano un torque, elemento che rappresenta senza ombra di dubbio la sovranità. Accanto a lui un cervo.

Il Re Cervo, il Dio Cervo, che ciclicamente viene sacrificato alla Dea madre per assicurare la fertilità alla terra è un elemento mitologico assai diffuso in molte diverse culture. Lo ritroviamo ad esempio, nel mito greco di Atteone e nella cultura sciamanica dei Nativi d'America che non a caso hanno moltissimi punti in comune con la spiritualità celtica.

In ultima analisi, non possiamo non sottolineare l’aspetto di dio sciamano legato a Cernunnos, dio cervo gallico per eccellenza. Già solo la sua postura nella nota rappresentazione sul calderone di Gundestrup (I secolo a.C.), ci parla di sciamanesimo e totemismo, egli è infatti seduto a gambe incrociate e schiena eretta.

Non a caso il cervo, così come anche l’orso, il toro o il cavallo, è sempre stato un importante animale totemico.

Anche nella nostra vicina Val Canonica, troviamo dipinti rupestri raffiguranti un uomo con palchi di cervo sul capo.

Probabilmente dipinti che avevano lo scopo di favorirne la caccia e che rappresentavano forse un sacerdote, uno sciamano. Non solo, egli è spesso rappresentato all’interno di un cerchio formato da persone in preghiera, o forse danzatori, e le sue corna vengono incise insieme al disco solare, denotando quindi un valore altissimo attribuito da quelle popolazioni all’animale.

Un animale dunque, in conclusione, dotato di un immenso valore simbolico, tramandato di fede in fede. Un valore che gli deriva assai probabilmente proprio dalle sue stesse peculiarità sia caratteriali che fisiche.

Venite in Val di Zena!



Video realizzato dall'Ass.ne Parco Museale della Val di Zena per promuovere e valorizzare il patrimonio artistico e ambientale di questa valle incontaminata.
Per informazioni e visite: www.valdizena.tbo.it
Montaggio video-audio: Ines Curzio
Immagini e foto: archivio dell'Ass.ne e Panoramio
Musiche: Le Fragole - Piccola Enciclopedia del bosco Vol. 1
"Quasi suicidio sulle scogliere di Moher"

lunedì 14 febbraio 2011

Potenti oltre misura…

 

«La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati.

La nostra paura più profonda è quella di essere potenti oltre misura.

E’ la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più.

Ci domandiamo: “Chi sono io per essere brillante,

magnifico, pieno di talento, favoloso?”

In realtà chi sei tu per non esserlo?

Siamo figli di Dio. Il nostro giocare a sminuirci non serve al mondo.

Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi,

cosicchè gli altri non si sentano insicuri intorno a noi.

Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini.

Siamo nati per rendere manifesta la luce di Dio che è dentro di noi.

Non è solo in alcuni di noi: è in ognuno di noi.

E quando permettiamo alla nostra luce di risplendere,

inconsapevolmente diamo agli altri la possibilità di fare lo stesso.

E quando ci liberiamo dalle nostre paure,

la nostra presenza automaticamente libera gli altri.»

“Our deepest fear is not that we are inadequate. Our deepest fear is that we are powerful beyond measure. It is our light, not our darkness that most frightens us. We ask ourselves, Who am I to be brilliant, gorgeous, talented, fabulous? Actually, who are you not to be? You are a child of God. Your playing small does not serve the world. There is nothing enlightened about shrinking so that other people won't feel insecure around you. We are all meant to shine, as children do. We were born to make manifest the glory of God that is within us. It's not just in some of us; it's in everyone. And as we let our own light shine, we unconsciously give other people permission to do the same. As we are liberated from our own fear, our presence automatically liberates others.”

Marianne Williamson